Università Popolare di Povegliano

Un aforisma è una massima o detto breve e arguto che racchiude un pensiero profondo o un insegnamento, spesso in modo conciso e memorabile, mentre una metafora è una figura retorica che consiste nel trasferire il significato di un termine a un altro, creando un’analogia implicita e non esplicitata da congiunzioni come “come” o “simile a” per evocare immagini suggestive. In sintesi: gli aforismi sono vere e proprie “pillole” di saggezza, mentre le metafore sono un modo per usare le parole in modo più suggestivo, creando immagini che arricchiscono la comunicazione e la rendono più vivida.

La donna tricolore metafora dell’ Italia, vestita di bianco, rosso e verde, nell’opera di Carl Oesterley dalla Divina Commedia:
«Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di provincie, ma bordello!»
(Purgatorio, canto VI, vv. 76-78)

Ennio Flaiano

“I fascisti si dividono in due categorie, i fascisti fascisti e i fascisti antifascisti”. Che la battuta sia di Mino Maccari o di Ennio Flaiano, importa poco. Coglie una verità che, nel tempo di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi, è più attuale che mai. Eppure nella storia politica e culturale del nostro paese, di antifascisti antifascisti se ne trovano, anche se non riconosciuti dall’ Anpi.

Aneddoto su Luigi Einaudi

Lezioni per la “Repubblica della mezza pera”.

Andrea Cangini-Fondazione Luigi Einaudi-08 novembre 2021: Il 18 agosto del 1970, Ennio Flaiano raccontò sul Corriere della Sera un insolito siparietto di cui fu involontario protagonista quasi vent’ anni prima durante una colazione al Quirinale con l’allora presidente della Repubblica Luigi Einaudi. Scrisse, tra l’altro, Flaiano:

«Il maggiordomo recò un enorme vassoio del tipo che i manieristi olandesi e poi napoletani dipingevano due secoli fa: c’era di tutto, eccetto il melone spaccato. E tra quei frutti, delle pere molto grandi. Luigi Einaudi guardò un po’ sorpreso tanta botanica, poi sospirò: “Io – disse – prenderei una pera, ma sono troppo grandi, c’è nessuno che ne vuole dividere una con me?”. Tutti avemmo un attimo di sgomento e guardammo istintivamente il maggiordomo: era diventato rosso fiamma e forse stava per avere un colpo apoplettico. Durante la sua lunga carriera mai aveva sentito una proposta simile, ad una cena servita da lui, in quelle sale. Tuttavia lo battei di volata: “Io Presidente”, dissi alzando una mano per farmi vedere, come a scuola. Il Presidente tagliò la pera, il maggiordomo ne mise la metà su un piatto, e me lo posò davanti come se contenesse la metà della testa di Giovanni il Battista…».

Ho voluto cominciare con questo aneddoto minore perché mai come in questo cruciale passaggio storico che ci è dato vivere la Repubblica e lo Stato italiano avrebbero bisogno di personalità siffatte. Rendere onore a Luigi Einaudi significa rendere onore ai principi fondanti la democrazia liberale, in un’epoca in cui la democrazia liberale viene delegittimata da leader autocratici e non più riconosciuta come un valore assoluto da una quota crescente di cittadini mai come oggi sradicati e spaventati da paure ataviche, la morte e la miseria, perciò naturalmente inclini a barattare libertà reali con protezioni ideali. Rendere onore a Luigi Einaudi significa mettere al centro la persona, con le sue insopprimibili libertà e il suo bisogno di una dimensione morale che lo Stato non deve inculcare, ma deve lasciar libera di manifestarsi. Rendere onore a Luigi Einaudi significa rendere onore al liberalismo. Che non è una scienza, ma un metodo. Un approccio alla vita e alla politica. Un approccio che Einaudi declinava in chiave etica. “Il liberalismo – scriveva – è la dottrina di chi pone al di sopra di ogni altra meta il perfezionamento, l’elevazione della persona umana… una dottrina morale, indipendente dalle contingenze di tempo e di luogo”. Rendere onore a Luigi Einaudi significa rendere onore al pluralismo, che è il contrario del populismo, alla libertà di espressione, all’importanza dei corpi intermedi dello Stato contro ogni tentazione collettivista, autoritaria o semplicemente consociativa. Perché, scriveva Einaudi, “il bello, il perfetto non è l’uniformità, non è l’unità, ma la varietà e il contrasto”. Rendere onore a Luigi Einaudi significa riconoscere l’importanza della formazione individuale per il futuro della Nazione al di là del valore legale del titolo di studio. Rendere onore a Luigi Einaudi significa rendere onore non alla legge della giungla, ma alla Regola. La Regola, ovvero la Legge, che disciplina il mercato. Perché, scriveva Einaudi, “se si lascia libero gioco al laissez-faire laissez-passer, passano soprattutto gli accordi e le sopraffazioni dei pochi contro i molti, dei ricchi contro i poveri, dei forti contro i deboli, degli astuti contro gli ingenui”. Rendere onore a Luigi Einaudi significa accettare il principio in base al quale lo Stato non deve gestire l’economia, ma regolarne l’equilibrato svolgimento. Significa anche conoscere i limiti strutturali della nostra Pubblica amministrazione, ma non rassegnarsi ad essi. Limiti in ragione dei quali Einaudi, scherzando, amava definirsi “liberista per disperazione”. La disperazione di chi sa di non poter contare su uno Stato efficiente. Rendere onore a Luigi Einaudi significa rendere onore al principio della separazione dei poteri. Perché, scriveva Einaudi, “quando la politica entra nella giustizia, la giustizia esce dalla finestra”. Rendere onore a Luigi Einaudi significa coltivare il sogno di un’Europa politica. Perché, scriveva Einaudi, “il problema non è tra l’indipendenza e l’unione; è tra l’essere uniti o scomparire”. Ma per essere davvero uniti occorre riempire di sentimento quell’opera della regione chiamata Europa, dal momento che, come scriveva Einaudi, “la nascita della federazione europea non sarà meno gloriosa solo perché nata dal timore o dalla sfiducia reciproca e non invece dall’amore fraterno e dagli ideali umanitari”. Ideali che a sta a noi, oggi, alimentare. Rendere onore a Luigi Einaudi significa rendere onore a quel cattolicesimo liberale sui cui valori si fonda l’ Europa e a quello spirito atlantista che grazie a principi condivisi e storicamente sedimentati unisce come un cordone ombelicale che non può essere reciso l’Europa agli Stati Uniti. Rendere onore a Luigi Einaudi, il “Presidente della ricostruzione”, significa ricordarsi che altre e più spaventose sciagure capitarono in sorte al popolo italiano e che sempre, unendo le forze in un impeto comune, riuscimmo a superarle. Se avremo l’umiltà di affrontare questo nostro sforzo nutrendoci di una mezza pera, finiremo probabilmente col poter consumare presto un pasto completo.

Allegorie italiane o fake news?

Che lavoro fa la Schlein?

Elly Schlein / Professione: Politico
Elena Ethel Schlein, detta Elly (IPA: /ˈɛlli ˈʃlain/; Lugano, 4 maggio 1985), è una politica italiana con cittadinanza statunitense e svizzera, segretaria del Partito Democratico dal 12 marzo 2023. Aderente a varie formazioni di centro-sinistra e di sx, ex europarlamentare per l’ Italia nell’ VIII legislatura.

Che lavoro fa G. Meloni?

Giorgia Meloni/ Professione: Giornalista: Giorgia Meloni (Roma, 15 gennaio 1977) è una politica italiana, presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana dal 22 ottobre 2022. Prima donna a capo del governo nella storia d’Italia, ha ricoperto precedentemente gli incarichi di vicepresidente della Camera dei deputati dal 2006 al 2008 e di ministro per la gioventù nel quarto governo Berlusconi dal 2008 al 2011. Meloni è stata presidente della Giovane Italia, dopo aver ricoperto la medesima carica in Azione Giovani e Azione Studentesca. Fonda, insieme a Ignazio La Russa e Guido Crosetto, il partito Fratelli d’Italia, di cui è presidente dall’ 8 marzo 2014. Dal settembre 2020 fino al 13 gennaio 2025 è stata presidente del Partito dei Conservatori e dei Riformisti Europei

Elezioni politiche 25 settembre 2022

“Partito degli astenuti”

“Il voto e` personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico. Costituzione italiana, Art. 48, comma 2.”

Dopo le ultime elezioni parlamentari è emersa con ancora più evidenza la questione dell’astensionismo. Sono sempre di più infatti gli elettori che non si recano alle urne e il partito del non voto è ormai stabilmente il “primo partito” d’Italia. A partire dalle elezioni del 1979 l’affluenza alle consultazioni parlamentari ha subito un progressivo e quasi continuo calo che l’ha portata dal 93,4% del 1976 al 63,8% del 2022.

Il calo dell’affluenza elezioni parlamentari alla camera dei deputati tra il 1948 e il 2022

Il confronto tra i voti ottenuti dai primi due partiti e il numero di elettori che non hanno votato tra il 1948 e il 2022

Esempi di mancanza di democrazia e libertà di parola:

Landini: “Cortigiana? Nessun sessismo, ridirei quello che ho detto”.

Paolo Mieli è un fiume in piena. Il giornalista, di fronte alla ‘cortigiana’ data da Maurizio Landini a Giorgia Meloni, non riesce a trattenersi. “Landini ha dato della ‘cortigiana’ a Meloni, poi si è corretto ha detto che voleva dire ‘portaborse’, e allora dici portaborse no?”. In onda a 24mattino, Mieli imputa quanto accaduto “alla conoscenza incerta dell’ italiano”.

On. Ilaria Salis di Alleanza Verdi & Sinistra: “Occupare case fa bene alla salute!

Ilaria Salis sui fratelli Ramponi e la strage di carabinieri di Castel D’Azzano: «Colpa anche del capitalismo che nega il diritto alla casa».

Manifestazioni ProPal in Italia…

…nessuno manifesta a favore dell’ Ucraina

Ucraina, in piazza contro la guerra: a Berlino 500.000 persone manifestano per la pace.

Imponente manifestazione sotto la Porta di Brandeburgo. Un fiume di persone, tra bandiere ucraine e canti pacifisti.

Guerra russo-ucraina

Pacifisti e partigiani

Cosa penserà la Russia? Cosa deve fare la Crimea. (A. Barbero)

É grave che uno storico consumato come Barbero faccia domande così capziose. l’Ucraina aveva ceduto alla Russia tutto il suo arsenale nucleare in cambio della sicurezza dei suoi confini e prima la Russia ha occupato la Crimea e poi il Donbass, bombardando anche Kiev. Se, dopo i droni passati per errore, in Polonia, Romania, Estonia arrivassero i caccia, i missili e i carri armati russi, cosa dovrebbero fare? Aspettare ad armarsi “dopo” l’attacco? Gli ideali e il dialogo funzionano benissimo se tutte le parti rispettassero gli stessi ideali e fossero disponibili seriamente al dialogo. Purtroppo non è così. Hanno deciso che la legge è dalla parte del più forte ed è quella che vale, per costoro chi non si adegua viene schiacciato.

Riflessione breve:

“Cari ucraini tornando a casa, troverete i bambini dilaniati, date una carezza ai vostri bambini e dite: questa è la carezza del Boia di Mosca, Putin, che però non mira a uccidervi, ma a togliervi dall’ influenza occidentale”. Vedere Balcani & Caucaso

Putin il magnanimo. (A. Barbero)

Come volevasi dimostrare, l’ età fra brutti scherzi. A. Barbero in questo monologo dimostra che davanti ad un microfono e una telecamera si può dire di tutto anche travisare e manipolare la storia. Non è quindi vero che il dittatore Putin voglia distruggere l’ Ucraina. Tuttavia in Ucraina ad oggi, 30 ottobre 2025, i morti accertati fra i civili ucraini sono più di 13mila, mentre secondo fonti attendibili, più di 950mila soldati russi sarebbero rimasti uccisi (250mila) o feriti (700mila) tra febbraio 2022 e maggio 2025. I soldati ucraini morti sarebbero tra 60mila e 100mila, numero che sale a 400mila includendo anche i feriti. “ll numero elevato di vittime civili dovute all’ uso di droni a corto raggio solleva gravi preoccupazioni” – ha dichiarato Danielle Bell, capo della Missione di monitoraggio dei diritti umani delle Nazioni Unite in Ucraina. – “Le evidenze raccolte suggeriscono fortemente l’ incapacità di distinguere tra obiettivi civili e militari e di prendere tutte le precauzioni possibili per verificare la natura militare di tali obiettivi, o, peggio, la decisione premeditata di non farlo”.

A volte la storia ritorna…

Partita Virtus-Maccabi a Bologna, pro-Pal lanciano petardi alla polizia che reagisce con idranti e lacrimogeni. 22 novembre 2025.

…, o si ripete?

Milano, via De Amicis, 14 maggio 1977: Giuseppe Memeo punta una pistola contro la polizia durante una manifestazione di protesta.

Venezia, attivisti pro Gaza impediscono incontro di E. Fiano a Ca’ Foscari-27 ott 2025.

Emanuele Fiano, detto “Lele”, nasce a Milano nel 1963, terzo e ultimo figlio (dopo Enzo e Andrea) di Nedo Fiano (1925-2020), ebreo deportato ad Auschwitz e unico superstite di tutta la sua famiglia, e della moglie Rina Lattes (1930-2021). Al grido “fuori i sionisti dall’università” gruppi di studenti della sinistra giovanile hanno impedito all’ ex parlamentare PD di parlare a quello che doveva essere un dialogo per la pace a sostegno di un percorso tra i due popoli. Lo riporta una nota dell’ ufficio stampa di “Sinistra per Israele – Due Popoli Due Stati” sottolineando che “si tratta dell’ennesimo episodio di violenza politica ai danni proprio di chi da sempre è impegnato per la pace e la risoluzione del conflitto in Medioriente”.

Pacifismo o analfabetismo?

Come a volte mi capita sono perplesso ed anche un po’ confuso. Vado col pensiero agli anni ’70 periodo che ha segnato un primo confine nelle vicende politiche italiane tra il dopo guerra e fino alla fine degli anni ’60 ed il periodo storico successivo. Allora è successo di tutto, ma a quanto pare nessuno ricorda nulla e quell’ esperienza non ci ha insegnato che la storia a volte ritorna, nel bene e nel male, causa scarsa memoria e soprattutto per mancanza di formazione. La contestazione di piazza è diventata “patrimonio UNESCO”, il trasformismo della classe politica e sindacale si è diffuso, la violenza ed il terrorismo è sempre in agguato. Un osservatore straniero ebbe a dire a suo tempo che “il popolo italiano è essenzialmente formato da finti progressisti”. Nel frattempo il csx promette oboli e certezze e corteggia i poveri, ma immagino intenda i poveri di spirito ai quali però è già riservato il regno dei cieli. Il cdx fa appello all’ insicurezza collettiva ed ai valori superiori dell’ occidente. Intanto la propaganda regna sovrana e la gente normale e scettica si è girata dall’ altra parte, sentendosi troppo spesso presa in giro. I cattivi maestri esistevano ai tempi della mia giovinezza, ma sono ancora lì al loro posto. Il risultato? Negli anni ’70 (anni di piombo) le conseguenze si sono viste, contestazioni violente di piazza ed attentati in serie con vittime in tutte le direzioni (Piazza Fontana, Piazza della Loggia, attentato palestinese di Fiumicino, uccisione di A. Moro, assassinio del sindacalista G. Rossa, strage alla Stazione di Bologna, uccisione dell’ Ing. G. Taliercio, ecc.), sono solo pochi esempi. Non sono in grado di fare previsioni nei tempi attuali, ma anche oggi, come ebbe a dire G. Gaber, “..c’ è un aria che mi manca l’ aria”.

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Di Robben

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